È stato un grande lavoro di squadra e di cooperazione internazionale quello portato segno dai Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio che hanno consegnato nelle mani del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano l'incunabolo che contiene la preziosa lettera in cui Cristoforo Colombo racconta alla corte di Spagna e ai finanziatori dell'impresa l’arrivo sulle coste americane.
Per comprendere la preziosità del documento è necessario fare alcune dovute precisazioni. Innanzitutto incunabolo è il nome dato al prototipo del libro moderno realizzato a stampa per la prima volta alla metà del 1400 usando punzoni in acciaio e caratteri in lega di piombo, stagno e antimonio. Il procedimento a stampa sostituirà velocemente l'uso del manoscritto: si stima, infatti, che le 500 tipografie attive dalla seconda metà del XV secolo abbiano prodotto 35 mila edizioni (titoli) per un totale di 10mila copie di cui oggi ne restano solo 450 mila (alcuni titoli in numerose versioni, altri in pochissime o nessuna). In Italia fu stampato un terzo di tutti gli incunaboli dell'epoca e oggi il nostro paese ne conserva oltre 110mila copie. Su questa nuova "via del libro" che sostituì gli investimenti della disastrata via della seta, bloccata ai traffici dall’avanzata dell’impero ottomano e da Tamerlano, confluì un’alta densità di capitali commerciali di borghesi e aristocratici medioevali tanto che, come scrisse Erasmo da Rotterdam, era più facile diventare tipografo che fornaio se non fosse stato per la spietata concorrenza. Si può ben comprendere come il documento riportato in Italia abbia un profondo valore intrinseco, storico, archivistico nonchè economico se si pensa che un incunabolo può arrivare a un valore d'asta di un milione di euro.
Il 14 febbraio 1493, il navigatore sta rientrando a bordo della Nina. Si trova al largo delle Azzorre portoghesi (nella lettera scriverà di trovarsi alle Canarie per non svelare la rotta di ritorno) quando decide di scrivere una lettera ai reali di Spagna, indirizzandola al tesoriere reale Luis de Santangel finanziatore dell’impresa: voleva anticipare i dettagli del suo viaggio ma soprattutto rassicurare i suoi investitori del buon esito dell'impresa. Possiamo immaginare l’entusiasmo generale: la lettera scritta in spagnolo fu subito tradotta in latino (lingua che permetteva la diffusione in tutta Europa, come oggi l’inglese) e il 29 aprile del 1493 stampata dal tipografo tedesco Stephan Plannck attivo a Roma in trenta copie in incunabolo dal titolo De insulis in mari indico nuper inventis, cioè "Sulle isole appena scoperte nel mare dell’India".
"L'indagine è stata avviata nel 2012 e il collezionista, che l'aveva acquistata per un milione e mezzo di dollari, appena saputo di cosa si trattava non si è opposto", ha spiegato il comandante dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, il generale di Brigata Vincenzo Molinese, durante la cerimonia di restituzione che si è tenuta a Roma.
Nel corso dell'evento il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha annunciato l'intenzione di realizzare, assieme alla Regione Veneto, una mostra: “Con il presidente Luca Zaia - ha dichiarato - abbiamo avuto l'idea di allestire una grande mostra a Venezia su Cristoforo Colombo, esposizione che sarà pronta l'anno prossimo. Potrebbe essere anche itinerante”, ha concluso. Da parte sua, Zaia ha assicurato che "la Regione farà a pieno la sua parte nella valorizzazione di questo prezioso reperto".
Al solito l‘ebreo converso Luis de Santangel, ma il nome si trova scritto anche in italiano, Luigi di Sant’Angelo, viene definito tesoriere reale. Non è così, era amministratore con il genovese Francesco Pinelli della Santa Hermandad, che finanzierà in parte la spedizione. Ma era soprattutto il ricevitore delle rendite ecclesiastiche in Aragona. Quindi uomo del papa genovese Innocenzo VIII, Giovanni Battista Cybo, che la tradizione cancella dalla storia. Francesco Pinelli era addirittura nipote del pontefice. Che sarà il vero finanziatore “decaparecido” dell’impresa. Come attesta l’epigrafe della tomba in san Pietro.