PERCHÉ LINCOLN SCRIVEVA: “ROMA CHE CI HA ANCHE SCOPERTI"?
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Una lettera poco conosciuta di un Presidente americano, il massone Abramo Lincoln. Il quale usa il tono della profezia. Nel testo si esprimono singolari concetti circa l’importanza e la necessità di riapprodare alla culla di Roma, per un felice futuro della civiltà.

Così Lincoln scriveva, nel 1853, all’amico Macedonio Melloni di Parma, uno dei più noti fisici dell’Ottocento. «Io sono convinto che i barbari venuti dalle lontane tundre, i quali, colle invasioni dalle loro abominevoli orde, approfittando dello Stato romano lo hanno predato, manomesso, derubato, annientato abbiano fatto retrocedere di secoli la marcia trionfale della vittoria umana sulla coscienza universale dei popoli affratellati. Ci avvicinavamo tutti, indistintamente, ad essere una sola famiglia, e repentinamente, si addensarono sul mondo civile d’allora le tenebre più fitte della incomposta delle barbarie sulla luce meridiana di Roma immortale ed eterna. Di quella gloriosissima Roma o illustre amico, che ha dato la civiltà a tutto il globo terraqueo, che ci ha persino scoperti, che ci ha creati, redenti, educati, nutriti moralmente …».

Lincoln parlava di una Roma che “ci ha persino scoperti”! Di popoli affratellati! (si veda in proposito quanto scritto nel sito su papa Innocenzo VIII n.d.r.). Credeva in un Dio giusto, si adoperava per l’abolizione dello schiavismo. Lincoln pensava ad un riordinamento politico dell’Europa, che reintegrasse Roma nel suo ruolo eterno di centralità. In quanto vaticinata “Caput Mundi”. Come molti di quanti hanno cercato di migliorare la società umana Lincoln finì assassinato da un fanatico.

 

Abraham Lincoln           01b Innocenzo VIII

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