È il Festival dell’ignoranza. Ma persino in questo caso non tutti sono uguali. Il Presidente del senato, La Russa, un incrocio fra il ridanciano e il fumantino, ricostruisce tragedie storiche come se fossero barzellette. Si giustifica con l’ignoranza.
Il Presidente della Camera, Fontana, pronuncia professor Bachelet, così come si scrive, invece di dire Bascelé. Una toppata da matita rossa. Si giustifica con l’ignoranza. Ma se la Schlein dice “Cos’è Lalique?”, ecco la scrittrice prostrata che, entusiasta, deduce che non è una “radical chic”, dopo le accuse per l’effetto “Vogue”, ma proprio per la sua ignoranza una persona comune. In contrasto con la appetibile e miracolata Concita de Gregorio per la quale invece Elly, bisessualità compresa, è speciale, perché se tutti fossero come lei il “mondo sarebbe migliore”. Salvo aggiungere che è anche “ persona supernormale”, chiamandola sempre Elly, come se fosse sua parente, in una sviolinata oscena, che una giornalista con un minimo di serietà non dovrebbe mai permettersi. Ma l’elogio sfrenato non era il marchio tipico dei servi del “figlio del fabbro”? Nemmeno per Berlusconi se non erro, si era arrivati a tanto. Anche gli encomi sperticati sono frutto dell’ignoranza. Un’ignoranza, in questo caso, che si autoassolve. Morale della favola: povera Italia. Il paese più bello del mondo è in mano agli ignoranti.