Ho visto e ascoltato su fb il farneticante comizio di De Magistris a Napoli. Una prestazione da sceneggiata napoletana per sollecitare più che la pancia le budella del “popolo”. “Renzi vai a cagare”, “Io sono con i centri sociali” e via così blaterando di rivoluzione.”, “Se mi fanno fuori ci siete voi.” “Hanno fatto di tutto per comprarmi, io non sono in vendita.”Io alla poltrona non ci tengo”. Strano che abbia fatto di tutto per tenersela. Un campionario di volgarità, un tono magniloquente da pazzariello-Masanielletto della peggiore specie. Con acuti da tenoretto contrassegnati da applausi scroscianti a livello “claque”. Un “personaggetto” direbbe il De Luca di Crozza. Aveva promesso, fra l’altro, di risolvere in poco tempo il problema spazzatura. Uno dei golfi più belli del mondo continua ad essere immortalato fra montagne di rifiuti. A pensare che questo era un magistrato e che come tale dovrebbe essere dotato di equilibrio di giudizio vengono i brividi. Lo stesso ad immaginare una città preziosa e difficile come Napoli finita nelle sua mani.
Ho sempre pensato che fosse affetto da un complesso di saccente e odiosa superiorità, ma ora ha tutta l’aria di un esaltato senza controllo, che si rimira allo specchio come il più bello del reame. In linea con la serie vergognosa dei giudici che si sono dati alla politica, convinti di dover spazzare il male unicamente a loro uso e consumo. Non che fossero nel torto a denunciare il malcostume. Per estirparlo? Piuttosto per strumentalizzarlo ai fini delle loro discese in campo. Con i loro ipertrofici io. De Magistris, Ingroia, Di Pietro … Una delusione dopo l’altra. Laddove la smodata voglia di protagonismo prevarica la ricerca del bene comune. Non lo cerca la politica, men che meno lo cerca una magistratura spesso politicizzata e fondamentalista. In una morsa e in una disfida che ammorba il Paese e il “popolo”. Come l’immarcescibile immondizia.
Di fronte a questo inqualificabile spettacolo il cosiddetto mite Fassina, intervistato ad Otto e mezzo, si è limitato a dire che quello di De Magistris non è il suo "stile", non conoscendo forse il significato della parola stile. Anche Paolo Mieli è stato molto "soft", precisando di voler capire qualcosa di più delle minacce fatte a Berlusconi (stessa bandana) dal sindaco. Sui media silenzio assoluto. Povera Napoli! Forse è il caso di cambiare l'atavico detto in: "Vedi Napoli che muore".